"Wasting my wine"

Ho conosciuto alcuni vignaioli che negli anni hanno fatto promozione al loro vino e al loro territorio in maniera impeccabile.

Ne ho conosciuti altri che hanno lavorato per una vita in un mondo diverso e poi hanno dovuto guardare al mercato con occhi di stupore, quasi presentandosi a esso per la prima volta.

Infine, ieri, ne ho conosciuto uno che mi ha detto di non avere “vino da perdere” in quanto si è stufato di dover inviare il vino a chi, a suo dire, non ne saprà leggerne nemmeno il nome.

Così, fra un bicchiere e l’altro, perché in buona compagnia si ha sempre tempo e vino, lo seguo e cerco di comprenderlo nel ragionamento.

Il suo vino, in particolare non è nella mia lista dei preferiti.

Ma la sua compagnia lo è di sicuro.

E capisco quando mi si dice che non ha “vino da perdere” perché quando bevi un bicchiere, bevi un pezzo di storia, bella o brutta che sia e il fatto che ognuno la voglia condividere con il mondo, non è certo scontato. Se non lo vuoi riconoscere, se non mi vuoi conoscere, forse, non ha senso che mi bevi.

Mi sono ritrovata: quando mi dicevano, alle prime armi, di collaborare a fronte di un aumento della mia visibilità che già mi avrebbe ripagata. E io, in quel momento l’ho fatto.

Ora che ho una certa pure io, mi ritrovo come quel vignaiolo scontroso che non ha vino da perdere.

Farò a meno della stella sul Wolk of Fame. Amen.

Il lavoro non manca né a me né a lui. E i buoni amici pure.