"Alzata di cappello" per Rocca Bernarda

Non ho mai visitato la cantina Specogna.

In realtà, non sono mai stata a Rocca Bernarda, una collina antica dei Colli Orientali del Friuli. Sin dal 16°secolo alcune famiglie aristocratiche iniziarono a coltivare dorsali (molto dolci) con la vite ed ancora oggi, il luogo, è un punto di riferimento per la produzione di alcuni vini autoctoni riconosciuto a livello mondiale.

Alla Casa Specogna ci si arriva oltrepassando Gigante (altro produttore rinomato ed oggi anche bellissimo B&B con SPA) e procedendo per la spalliera di questo pendio sino ad arrivare quasi in cima. Ci sono pochi posti in Friuli Venezia Giulia dove lo sguardo può ammirare le montagne innevate ed il mare. La cantina si pone proprio su uno di essi e alcuni vigneti creano un anfiteatro enologico naturale.

Specogna vanta 12 etichette con l’aggiunta di alcune riserve importanti. Su alcune bottiglie c’è il disegno del vigneto dal quale si produce quel vino, contraddistinto da indicazioni precise di latitudine e longitudine. Cristian Specogna mi spiega che spostandosi solo di 40 metri le esposizioni e le escursioni cambiano notevolmente tanto che sembra quasi che ogni vite abbia trovato il suo habitat ideale per dare il meglio.

Ed è proprio questo il punto più importante, credo. Il progetto di valorizzazione della ponca e flysch, del vento e delle temperature, in poche parole della natura.

Comprendendo e conoscendo la biodiversità della zona, si può lavorare in collaborazione con la natura e trarre da questo un beneficio enorme. Come ad esempio il progetto delle botti che nei piani di Cristian dovranno essere costruite da legni di querce ed acacie dei propri boschi.

Ambizione ma anche conoscenza. E concretezza. Non serve inventarsi nulla ma capire bene dove ci si trova e lavorare per far sì che le produzioni vitivinicole possano esprimersi al meglio con le variabili che definirei quasi categoriche.

Perché ciò che l’uomo può fare è legato soprattutto alla sua conoscenza dell’ambiente che lo circonda e dalla capacità di rispettare quest’ultimo in maniera tale da trarne i benefici maggiori.

Ecco perché nei vini che ho assaporato ci sono sentori che sono entrati dalla finestra della macchina salendo la collina, ecco perché alcuni calici hanno espresso tutta la mineralità e la sapidità di questo che una volta era il fondo del mare, anzi, precisamente era la foce di un fiume che si gettava nel mare. Ecco perché le escursioni termiche tipiche di Rocca Bernarda sanno regalare quel pizzico di acidità tanto piacevole al vino quanto preziosa per il suo invecchiamento.

Romanticherie a parte, i miei top 3 della degustazione:

“Alzata di cappello” quindi a chi cerca di lavorare in questo modo, a chi parte capendo che “il mais in pianura cresce rigoglioso e sano”.

A buon intenditor.