17 maggio: la bottiglia d'annata

Cara Špela,

Il peggio, ci dicono è passato. Dobbiamo stare attenti, ovviamente, ma sembra che finalmente Gauss abbia deciso di far scendere la curva sia dei contagi che dei decessi. Rimane uno scoglio; la Lombardia che fa ancora difficoltà a seguire l’andamento positivo della nazione ma sono fiduciosa. Lo spero tanto.

Da domani riaprono i ristoranti, bar, alberghi, negozi per la cura alla persona, parrucchieri (la mia avrà un infarto quando mi vedrà), palestre e piscine.

Già oggi ero impegnata con le prime scritture per i clienti volte ad annunciare la riapertura. E’ stato bello, strano ma bello. Ricordo i loro ultimi testi scritti erano rivolti a salutare persone che non ce l’hanno fatta. Un tipo di ghostwriter che nessuno vorrebbe mai essere. Oggi invece annunciamo la ripartenza.

E allora perché non mi sento entusiasta al 100%?

Non sarà facile tornare agli standard pre-Covid 19. Bisognerà lavorare sulla fiducia, sul senso civico, sul rispetto. Siamo pronti a metterci in gioco? Noi popoli “calienti” che non vediamo l’ora di abbracciarci e baciarci e di dimostrare tutto il nostro calore?

Non lo so.

Questa diffidenza convive con la mia voglia di ripresa, con il mio entusiasmo che sento dentro. Mi sembra un po’ come stare davanti ad una bottiglia d’annata: la apro o aspetto un altro po’? So che contiene qualcosa di eccezionale ma vorrei al contempo preservarla.

Così, tanto per non far esempi fuori dal mio solito. Come davanti ad un Verdicchio di Matelica di almeno 10 anni.

La foto è di Stefano Triulzi.

klementina koren